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Risuscitazione di Parrisio

Risuscitazione di Parrisio FOTO STUDIO GHIRALDINI GIULIANO - PER GENTILE CONCESSIONE DELLA VENERANDA ARCA

Risuscitazione di ParrisioOpera n. 18 eseguita ad affresco da Gian Martino Tranzapani su precedente sinopia attribuita a Tiziano Vecellio nell'anno 1511-12.

Descrizione: Nel mezzo di una superfice acquea emerge il busto di un bimbo che si agita invano mentre annega. Il corpicino esanime viene raccolto da un barcaiolo, che vogando in piedi lo riconduce sulla sponda alla madre. Costei (sorella di sant’Antonio di Padova) invoca ed ottiene l’intervento taumaturgico del fratello, il quale benedicendo il bimbo gli ridona la vita.

Difficile riconoscere con precisione il paesaggio (vicinanze di Lisbona secondo il racconto agiografico sotto riportato): una rocca, a sinistra, si staglia da una rupe boschiva dominando una penisola collinare abitata, che, da destra, si protende nello specchio acqueo, teatro della tragedia.

Il miracolo ha una particolare importanza nella storia del Santo, perché è la prima volta che lo stesso resuscita una persona dalla morte. 

Gian Martino Tranzapani lavorò a questo singolo affresco probabilmente come aiuto del Tiziano analogamente a quanto fece Francesco Vecellio per il miracolo dell’avaro, infatti le figure umane ed il paesaggio del dipinto risultano molto simili agli affreschi tizianeschi e nel contempo diversi dagli altri affreschi della sala. Alcuni rilievi effettuati in occasione di un intervento di restauro degli anni ’80 hanno permesso di rilevare sotto il colore la presenza di una sinopia sicuramente abbozzata dal Tiziano, che tuttavia non concluse mai l’opera. 

A denominare la scena è un documento d’archivio della Confraternita, che attesta il pagamento di una polizza il 17 maggio del 1511, che così viene sintetizzata dal cancelliere: “A. M.o Marcho Ferarese selexò lo capitolo et de fuora la levada e fecie et desfecie quatro finestre et saldò li bordenallj et smaltò de fuori al miracolo della nave L.18” (da qui Miracolo della navicella). 

L’affresco è l’unico ad essere stato staccato dalla parete e rimontato su di un telaio prima della ricollocazione in sede in occasione di una prova di restauro degli anni ’80 del ‘900. Questa tecnica di restauro si limitò a questa scena, che fu scelta perché la più rovinata dal tempo in ragione della sua collocazione al di sopra della porta d’ingresso. 

Agiografia: Dalla Benignitas (24, 1-13):

Nella città di Lisbona c’era un bambino, di nome Parisio, stretto parente del beato Antonio. Un giorno alcuni fanciulli, con l’idea di fare una gita in mare, assieme a lui, si misero a bordo di una barca. D’improvviso però scoppiò una violenta procella e la barca con gli occupanti fu subito travolta dai flutti agitati dal vento. Mentre i compagni, che erano più grandi e sapevano nuotare, riuscirono a salvarsi, soltanto Parisio, come una pesante pietra sprofondata in una voragine, ben presto annegò. Venendo a conoscere la disgrazia, la madre, gemendo e piangendo ad alta voce, si affrettò a raggiungere la spiaggia e supplicava i pescatori con lamenti lacrimosi che estraessero dal mare con le loro reti il bimbo, per poterlo riavere almeno da morto.

Calarono le reti, lo presero come fosse un pesce e subito, misero spettacolo, lo resero alla madre angosciata. Parenti e amici accorsero, la salma fu portata a casa con strazianti gemiti. Allo scopo di fargli emettere le acque inghiottite, lo misero con il capo all’ingiù. Il piccino comunque non dava alcun segno di vita né sillabava parola.

Il giorno successivo i familiari decisero concordemente di dargli sepoltura, la madre però non lo permise, nutrendo fiducia nel Signore e nel beato Antonio suo servo e, scossa da amari singulti, invocava il Santo, promettendo fermamente, se il bimbo fosse risorto, di offrirlo all’Ordine francescano.

Al terzo giorno, alla vista di tutti i presenti alla scena, il bambino si destò da morte e rivisse. Tutti gli astanti con grande gioia e viva devozione espressero a Dio e al beato Antonio un tributo di lodi riconoscenti. E la madre, ben ricordando il voto emesso, quando il figlio fu cresciuto, lo affidò liberamente all’Ordine. Ed egli, conducendo tra i frati un’esistenza esemplare, raccontava ai confratelli il prodigio compiuto per lui da Dio per i meriti del beato Antonio.