Il Pio Transito del Santo

Pio transito del Santo all'ArcellaOpera n. 6 eseguita ad affresco, di Girolamo Tessari detto "dal Santo" nell'anno 1513.

Descrizione: Magnifico è il modo in cui Girolamo Tessari nel 1513 dipinge la scena del Sacro transito di sant’Antonio avvenuto la sera di venerdì 13 giugno 1231 presso il convento della Cella (poi Arcella), poco fuori delle mura medioevali della città di Padova. Come dicono le prime fonti agiografiche sant'Antonio morì tra i suoi frati mentre già (il martedì successivo, giorno dei funerali, il 17 giugno) si aveva notizia delle prime guarigioni. A dare l'annuncio del Pio transito alla città di Padova, riconoscibile dalla Porta di Ponte Mulino delle mura medioevali e dal tetto a carena di nave rovesciata del centralissimo Palazzo della Ragione, furono i bambini che andavano gridando non "è morte P. Antonio" ma "è morto il Padre Santo" "è morto IL SANTO". Qui ancora si vede come la processione dei notabili patavini guidati dal Vescovo uscì dalle mura cittadine per prelevare le Sacre spoglie mortali del Santo e recarle presso la chiesetta di Sancta Maria Mater Domini per i solenni funerali e la sepoltura, là dove poi sorse l'odierna Basilica.


Testo: Ricordiamo la morte di sant’Antonio, ascoltandone il racconto dalla “Vita prima”, scritta da un confratello suo contemporaneo nel 1232. “Trovandosi il Servo di Dio, Antonio nel luogo detto Arcella con i frati, la mano del Signore si aggravò su di lui, e il male crescendo con molta violenza suscitava molta ansietà. Dopo un breve riposo, fatta la confessione e parimenti ricevuta l’assoluzione, cominciò a cantare l’inno della gloriosa Vergine e a dire: O gloriosa tra le vergini… Recitato l’inno, alzò come soleva gli occhi al cielo e con lo sguardo fisso mirava a lungo dinanzi a sé. Chiedendogli il frate che lo sorreggeva che cosa vedesse, rispose: “Vedo il mio Signore”. I frati presenti, accorgendosi che s’avvicinava la sua fine fortunata, decisero di ungere il Santo con l’Olio della Sacra Unzione. Essendosi avvicinato un frate portandogli come d’uso la sacra Unzione, il beato Antonio lo guardò e disse: “Non è necessario, o fratello, che ciò tu mi faccia: ho già questa unzione dentro di me. Tuttavia è cosa buona per me e molto mi piace”. Poi, aperte le mani e giunte le palme, insieme ai frati cantò per intero i Salmi penitenziali. Si sostenne ancora mezz’ora e poi quell’anima santissima, liberata dal carcere della carne, fu assorbita nell’abisso della luce… Mentre dunque i frati con ogni diligenza e cautela cercavano di tenere nascosto agli estranei, agli amici e ai conoscenti il felice transito di lui, per non dovere subire il gran concorso delle folle, ecco fanciulli a frotte percorrere la città gridando: “E’ morto il Padre Santo! E’ morto sant’Antonio!”.

Le opere della sala priorale