Traslazione delle Reliquie del Santo

Traslazione delle Reliquie del Santo del 1350Opera n. 7 eseguita ad affresco, di Bartolomeo Montagna nell'anno 1512.

L’affresco di grandi dimensioni collocato in posizione prominente al di sopra del bancone degli officiali, illustra la ricollocazione della Reliquia del Mento di sant’Antonio nel reliquiario a mezzo busto in argento dorato e pietre preziose, avvenuta in occasione della Traslazione all’attuale Altare dell’Arca della cassa contenente i resti mortali del Santo, il 15 febbraio 1350.

La scena si svolge in una loggia di stile rinascimentale aperta su un paesaggio collinare. Il centro della scena è dominato dal legato pontificio il Cardinale Guido de Boulogne-sur-Mer, rivestito della cappa magna scarlatta, prostrato al fianco dei resti del Santo, nell’atto di spiccare la mandibola per collocarla nel reliquiario, che lui stesso aveva commissionato l’anno precedente probabilmente per assolvere ad un voto personale. La reliquia della mandibola del Santo, popolarmente detta “il mento” è ancora oggi conservata in quel reliquiario, che viene condotto processionalmente per le vie della città di Padova il 13 giugno di ogni anno.

Molti altri personaggi si affollano in atto di venerazione delle reliquie antoniane tra i quali dietro il Cardinale alcuni frati con il saio cinerino, alla testa del feretro il Vescovo patavino in atto di benedizione, alla destra del corpo santo il signore di Padova Jacopo II da Carrara rivestito con una veste scura bordata di pelliccia bianca mentre a sinistra, più discosta, la moglie di lui Costanza.

Lo scheletro del Santo appare qui esposto alla venerazione dei fedeli ma oggi ben sappiamo che ciò non avvenne nel 1350, quando la cassa contenente le reliquie del Santo non venne aperta ma semplicemente traslata. 

In questo affresco la maniera del Montagna (nato ad Orzinuovi circa nel 1450 e morto a Vicenza nel 1523), già seguace dei canoni dell’arte del Mantenga, poi riavvicinatosi ai maestri veneziani in particolare al Bellini, è stata fortemente influenzata dal Tiziano, con esiti artistici di non particolare pregio forse anche per l’intervento di aiuti e del figlio Benedetto.

Le opere della sala priorale