Miracolo del piede riattaccato

Miracolo del piede riattaccatoOpera n. 13 eseguita ad affresco da Tiziano Vecellio nell'anno 1511.

Descrizione: La scena si svolge all’aperto in un paesaggio collinare ove si scorge una cittadina fortificata con tanto di porta e di torre rotonda, forse Asolo (signoria della Regina di Cipro Caterina Cornaro, mecenate del Giorgione amico e collega del Tiziano). Su tutto domina un cielo in parte coperto da nubi scure sulla sinistra dove si trova il giovane peccatore ed in parte dai colori sereni e caldi del tramonto, sulla destra dove opera la santità di Antonio. Al centro l’albero della vita proteso verso l’infinito del cielo al di sotto del quale avviene il miracolo. A terra, un giovane dal colorito cereo, ormai esangue, con il piede destro quasi staccato dal quale sgorga del sangue, rivestito di una camicia bianca tirata con le forze residue a coprire le parti impudiche mentre le spalle sono rivestite di una semplice giubba di un intenso colore rosso. A sostenergli la testa una giovane donna, affianco alla quale sta la madre che inginocchiata si protende verso sant’Antonio per implorarne il miracolo. Il Santo frate impone la mano verso il giovane in atto di benedizione ed intercessione.

La scena è affollata da cortigiani riccamente abbigliati, tra i quali con una folta capigliatura riccioluta si riconosce il Giorgione, che sorregge uno scudo con incisa un’araba fenice che risorge dal rogo delle proprie ceneri, simbolo di longevità, di fama imperitura e per i cristiani anche di immortalità. Il Giorgione guarda il giovane a terra come se quello fosse il corpo devastato dalla malattia dal quale la sua anima, rappresentata dal ritratto in cui appare bello e giovane, si è ormai distaccata a pegno dell’eternità rappresentata dallo scudo con la fenice che egli stesso regge e dall’albero della vita che si diparte proprio dietro il suo capo verso il cielo. Alla destra del Giorgione, un altro personaggio della corte asolana, il Cardinale Pietro Bembo (Venezia, 20 maggio 1470Roma, 18 gennaio 1547; letterato fondatore delle regole della lingua italiana, mecenate e collezionista inventore del Rinascimento), riconoscibile dalla calvizie e dalla folta e lunga barba bianca; personaggio che il Tiziano avrebbe ritratto anche nel 1539 (opera ora conservata National Gallery of Art di Washington). 

Secondo un’interpretazione corrente, pur nella fedele rappresentazione del miracolo, dunque, il Tiziano ha voluto rendere qui un pubblico omaggio al Giorgione, che lo aveva chiamato negli anni precedenti a dipingere con lui il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e che era scomparso l’anno precedente, probabilmente di peste, simbolizzata dalla sinopia di un mostriciattolo nell’erba all’angolo inferiore di destra del dipinto. 

Agiografia: Dalla Benignitas (17, 37-40):

Accadde un’altra volta che un uomo di Padova, di nome Leonardo, fra altri peccatori che venivano confessandosi, si accusò di aver percosso con un calcio sua madre, e con tale violenza da farla cadere per terra. L’uomo di Dio, inorridito, in fervore di spirito lo rimproverò duramente e, insieme con altre parole di deplorazione, soggiunse: “Il piede che colpisce il padre o la madre dovrebbe essere amputato”.

Quel sempliciotto non capì il senso della frase e, nel rimorso per la colpa commessa e angosciato per le aspre parole del Santo, rincasò in tutta fretta e immediatamente si recise il piede. La notizia di una punizione così crudele si diffuse in un baleno per tutta la città e giunse all’orecchio della madre di Leonardo. Costei, tornando prontamente a casa sua, vide il figlio così mutilato. E saputane la motivazione, si diresse al convento dei frati e a gran voce si lamentava, incolpando frate Antonio di essere stato istigatore del suicidio di suo figlio.

Il Santo cercò di calmarla e di spiegarle il proprio comportamento. Poi, dirigendosi all’abitazione dello sventurato, dopo aver premessa una supplichevole e devota orazione, congiunse alla gamba il piede tagliato, facendovi contemporaneamente il segno della croce e passandovi sopra con le sue sacre mani varie volte. All’istante, il piede restò perfettamente inserito alla gamba, così che quell’uomo balzò in piedi allegro e risanato, esultando, saltando e lodando Dio.

Le opere della sala priorale