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Il cuore artistico della Scoletta del Santo è rappresentato da quella che viene denominata la Sala Priorale o capitolare ovvero la sala dove, ancora oggi come nel XVI secolo, il Priore raduna gli ascritti per i momenti più solenni della vita confraternale.
La spaziosa e magnifica sala rettangolare è celebre per la sua decorazione pittorica, composta da 15 affreschi e 3 tele, dal riconoscibile percorso iconologico avente lo scopo di celebrare e far conoscere in modo semplice e immediato i pricipali elementi della predicazione evangelica del Santo di Padova, i suoi più noti miracoli e alcuni accadimenti occorsi negli anni successivi al suo ritorno alla Casa del Padre.
Centro della Sala è l'Altare sul quale viene Cristo nel Santissimo sacramento dell'Eucaristia, attorniato dai protettori della Confraternita: l'Immacolata (qui presente come statua in terracotta policroma opera del Briosco detto "il Riccio") e dai Santi Antonio di Padova e Francesco d'Assisi affrescati da Domenico Campagnola nel 1533.
Attorno all'altare un dosale ligneo, opera cinquecentesca di Girolamo da Piacenza, circonda interamente la sala per consentire a consorelle e confratelli di poter sedere durante le adunanze. Il dossale presenta due banconi più grandi, uno dei quali sopraelevato per gli Officiali Maggiori, che hanno il compito di condurre le assemblee.
Il tutto è coronato da un ricchissimo soffitto a cassettoni policromi e dorati, intagliato da G. Cavalieri e dipinto a grottesche da Domenico Bottazzo tra il 1506 e il 1510.
Un intervento di restauro integrale, realizzato grazie ad un finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo dalla Veneranda Arca del Santo, è stato inaugurato nell'ottobre 2006.
Note generali sulla decorazione pittorica
Dopo aver edificato la sala per le riunioni, nel 1504, la confraternita si preoccupò di abbellirne l’interno chiamando diversi artisti a svolgere il compito. Le opere, che ricoprono interamente le pareti con 15 affreschi e 3 oli su tela, pur mostrando una differente resa qualitativa, offrono nell’insieme un ciclo dalla lettura iconologia unitaria, poiché il tema trattato riguarda la figura di sant’Antonio di Padova: dalla narrazione di alcuni dei principali miracoli all’impegno attivo nella società civile, dai giorni a cavallo del pio transito alla venerazione delle Sue reliquie.
I massari della confraternita avevano ben presente che l’iconografia è capace di penetrare nella mente della gente soprattutto di quella più semplice infrangendo le barriere del tempo con un’efficacia maggiore rispetto alle sole testimonianze scritte.
A guidare gli officiali committenti e gli artisti esecutori furono in ogni caso le opere agiografiche sul Santo quali, tra le altre, la Vita Primao Assidua scritta nel 1232, la Raymundina di poco successiva, la Benignitas e la Rigaldina scritte nel ‘300. Queste legende (in senso latino: testo da leggersi nelle riunioni liturgiche e comunitarie) furono redatte in tempi diversi, più sobria l’Assidua nella quale si trova descritto un solo miracolo in vita del Santo, più ricche di numerosi ed eclatanti prodigi le altre, soprattutto quelle trecentesche, che non si restringono a rammentare i miracoli “morali”.
In ogni caso la scelta dei soggetti riguardanti i dipinti della Scoletta è originale rispetto ai tradizionali cicli figurativi dei miracoli del Santo, perché accanto ad alcuni tra i più noti fatti miracolosi attribuiti all’intercessione di sant’Antonio, si inseriscono episodi piuttosto estemporanei e di sapore storico-devozionale, con intenti didattico-descrittivi. Non è da escludere che l’armonia iconologia di questa sala abbia ispirato anche la scelta dei temi dei bassorilievi marmorei che di lì a qualche decennio avrebbero costituito la nuova decorazione marmorea dell’altare dell’Arca del Santo in Basilica.
Tra i vari artisti che realizzarono il ciclo di affreschi Tiziano Vecellio è sicuramente il nome più autorevole, anche se troviamo altri importanti pittori che nel ‘500 si distinsero in ambito locale, quali Girolamo Tessari detto dal Santo, il già citato Domenico Campagnola (per il quale esiste qualche riserva di attribuzione, sebbene riconosciuto allievo di Tiziano), Bartolomeo Montagna, Gianantonio Corona, Filippo da Verona.
Il panorama artistico della Scoletta è particolarmente importante proprio perché offre la possibilità di mettere a confronto le diverse impostazioni stilistiche degli artisti locali, ancora strettamente legati ad un gusto tardo-quattrocentesco, con l’innovativa maniera di Tiziano, che dipinge per campiture di colore, a stento contenute dal segno. I colori del Tiziano rossi accesi accostati a blu intensi, a gialli luminosi fanno letteralmente vivere le figure dandogli quella tridimensionalità che giungerà alla piena maturità compositiva con il Rinascimento.
Nella proposizione degli affreschi si farà riferimento allo schema di numerazione recentemente riproposto dal Confratello Prof. Leopoldo Saracini – Presidente della Veneranda Arca del Santo, pubblicato in una sua guida del 2009 dalle Edizioni Messaggero Padova, qui sopra riprodotto e che costituisce il normale percorso seguito dai visitatori.